“La Porta”
Aprite la porta, dunque, e vedremo i verzieri,
berremo la loro acqua fredda che la luna ha traversato.
Il lungo cammino arde ostile agli stranieri.
Erriamo senza sapere e non troviamo rifugio.
Vogliamo vedere i fiori. Qui la sete ci sovrasta.
Sofferenti, in attesa, eccoci davanti alla porta.
Se occorre l’abbatteremo con i nostri colpi.
Incalziamo e spingiamo, ma la barriera è troppo forte.
Bisogna attendere, sfiniti, guardare invano.
Guardiamo la porta; è chiusa, intransitabile.
Vi fissiamo lo sguardo; nel tormento spingiamo;
noi la vediamo sempre, gravati dal peso del tempo.
La porta è davanti a noi; a cosa serve desiderare?
Meglio sarebbe andare senza più speranza.
Non entreremo mai. Siamo stanchi di vederla.
La porta aprendosi liberò tanto silenzio.
Che nessun fiore apparve, né i verzieri;
solo lo spazio immenso nel vuoto e nella luce
apparve d’improvviso da parte a parte, colmò il cuore,
lavò gli occhi quasi cechi sotto la polvere.
Simone Weil