“Nel vento di settembre”
E’stato prima dell’autunno.
Quando è arrivato settembre ed il vento cambiava verso, portando odore di fieno e fiori appena appassiti. Un soffio sottile che tagliava a stento l’aria, accarezzava piano i nostri corpi tesi sul ruvido di quegli specchi di cemento grigio. Sono stati giorni di lavoro imbizzarrito, dal continuo ballare sui tubi di metallo infuocato dal sole, dei trabattelli appiccicati con poco al liscio di quella montagna di mattoni e cemento. Lentamente, contando i giorni che ci separavano dalla fine; con mosse pesanti di fatica, con il fianco ardente dell’universo puntato dritto sulle schiene sguarnite. Muovendoci sempre, imponendo un senso, una direzione al tempo.
Ci si fermava poco, all’ombra molle del glicine. Solo un momento, per consumare quel po’ di ristoro che la giornata ci lasciava prendere; poi si saliva di nuovo in silenzio a traballare sulla ferraglia, a spingere i pennelli lungo le strie di terra d’ombra dei fregi appena abbozzati.
A tratti il vento mandava onde lunghe, di sponda a scompigliare tutto quanto c’era da scompigliare nel mezzo del cantiere. Toccando ogni cosa con la stessa grazia, dritto sulle schiene e poi sfilando sul filo d’orizzonte dei barattoli di vernice aperti sul ghiaieto; ad accoglierci come figli, nella luce di un giorno qualunque all’ora fiacca di un ultimo tramonto d’estate.
Prima che arrivassero i disegni ed i colori la facciata era morta; un insieme di piani scivolosi e muti. Ora parla di luce e cattura gli occhi di chi a cuore di vedere.
L’intero progetto decorativo, i disegni originali e gran parte della realizzazioni sono dell’Architetto ed amica Camilla Torre. Mia è la fortuna di aver potuto contribuire ad una tale opera e mio è anche il ricordo di lei con in mano un pennello che sventola come un vessillo rinsecchito pescando di quando in quando gocce di colore da un bicchiere di carta infilato nella pettorina della salopette.